ieri sera ho cenato con Jean Paul Manganaro, amico e profondo conoscitore del mondo di Carmelo Bene, amico e traduttore di Calvino in Francia, amante di Ciprì e Maresco, traduttore in iatliano e amico di Gilles Deleuze... nel raccconto del mondo artistico intorno a noi, mi/ci ha molto colpito il processo di infantilizzazione dell'arte. il ritorno al grado zero inteso come banalizzazione del processo creativo e come riduzione di tutto ad un balbettio. insomma andando a teatro, vedendo film, leggendo... viene fuori un mondo che non ha più la capacità di parlare, non tanto di stupire, ma semplicemente di inventare universi, discorsi. Le grandi narrazioni dei Fellini o le gesta eroiche fuori dal tempo e del mondo di Bene sono oggi impensabili. Il problema è che non sono più pensabili neanche i gesti piccoli, le micronarrazioni se non semplicemente ridotte a piccolo gesto di invenzione estemporaneo e contingente. dopo la fine, quindi, cosa possiamo immaginare?
martedì 24 gennaio 2012
IL SENSO DI FINE
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....assistiamo ad uno stravolgimento sempre più radicale dei codici espressivi e dei "luoghi" dove si formavano generazioni di intellettuali e di artisti.Parigi non è più letteraria e simbolista,New York non è più l'avanguardia della danza moderna e della recitazione.Los Angeles non è più Hollywood e gli Studios. Insomma l'arte è morta nel senso classico di riferimento culturale ma sembra poter rinascere dovunque sia attiva una sensibilità complessa e raffinata allo stesso tempo,oggi l'arte non ha funzione di primaria importanza e viene percepita come altro dal mondo contemporaneo, più vicino quest'ultimo alla voracità del consumismo che alla visione larga sull'uomo,sulla vita e sull'inconoscibile che solo l'arte con la A maiuscola può concedere.
RispondiEliminacerto. credo che l'indifferenziazione dei luoghi (ovvero la possbilità di essere a casa ovunque, ovvero una certa idea di mondializzazione dello sguardo e del sentire (almeno apparentemente), una sorta di uniformazione dell'orizzonte in cui la nostra vita si svolge hanno di molto spuntato le armi dell'arte. il mondo e la civiltà si stanno muovendo, ma fuori dai confini conosciuti dell'occidente. l'europa ha perso la sua spinta propulsiva, gli stati uniti hanno "già dato". si vive nel remake e nella riproduzione di modi. nella replicabilità infinita intesa come esperienza base della nostra esistenz. è per questo che forse l'autenticità e l'aurea intorno all'opera non sono più l'elemento determinante, ma lo è forse l'esperienza del doppio del triplo... allora ipotizzo che l'arte possa riscoprirsi nell'esperienza anche elementare del gioco e del ludico infantile, come l'esperienza del circo, oppure ipotizzo l'arte come esperienza della moltiplicazione infinita e falsata della realtà, in maniera labirintica, tra cinema teatro e videogames..
RispondiEliminaNelle società occidentali globalizzate, dopo la decadenza del modello positivista l'arte ha ricevuto,come marchio indelebile, una definizione generica o anche più prosasticamente banale. di consumo,di comodo e molta retorica.Nel calderone della cosidetta cultura contemporanea l'arte vive nell'opulenza dei linguaggi e delle forme espressive all'interno di dimmensioni tradizionalmente estranee o fuori dal paradigma di riferimento: sensibilità artistiche si possono evidenziare con chiarezza anche nella ralizzazione di un videoclip o di un musical oppure in una pubblicità così come in una sitcom di successo....
RispondiEliminaL'arte può vivere solo di se stessa, cioè generandosi dalla bellezza di un atto creativo.
bisogna distinguere tra arte e creatività. la creatività può essere ovunque, può essere involontaria, può essere diffusa, stare nella pubblicità e nel videoclip. l'arte invece ha un di più di verità che la creatività non ha. la verità nasce dalla realtà, dalla bellezza, dal quotidiano, dallo studio, dalla ricerca e dalla sperimentazione. nasce dal mondo intorno a noi e dalla nostra capcità di leggere questo mondo svelandone o velandolo di verità. Un'arte che via solo di se stessa potrebbe essere solo quelal che sta dentro un museo, mentre noi cerchiamo la vita, cerchiamo di spremere e vedere la vita da un punto di vista nuovo, inimmaginato. certo bisognerebbe riflettere su cosa sia verità o meno. ad esempio l'attacco alla torri gemelle non potrebbe avere un qualcosa di affascinante? e l'ideologia nazista non è stata verità per molti, troppi? l'arte nasce da gesti concreti e da azioni e non da se stessa. la loro verità poi...
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